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a storia dell'Acquedotto Industriale inizia nel 1972 quando, a fronte dell'impoverimento delle falde, l'Unione Industriali di Como (oggi Confindustria Como) costituì una Commissione per esaminare i problemi dell'approvvigionamento idrico delle aziende. Da sempre, infatti, il territorio Comasco è sede di industrie che, per i loro processi produttivi, necessitano di consistenti quantitativi d'acqua (si pensi per esempio alle tintorie e stamperie per tessuti). Sorte originariamente sulle sponde del lago, hanno col tempo maturato l'esigenza di spostarsi alla ricerca di spazi che consentissero maggiori opportunità di ampliamento. Abbandonata quindi la fonte primigenia di approvvigionamento idrico, hanno dovuto riversarsi sulla falda e gli acquedotti comunali. Questo non ha comportato particolari problemi fino alla fine degli anni '70 quando, a causa dell'aumento indiscriminato e disordinato dei consumi e dei prelievi d'acqua, hanno iniziato a manifestarsi conseguenze drammatiche in termini ambientali, dalla scomparsa dei fontanili al prosciugamento dei corsi d'acqua naturale, oltre all'inevitabile abbassamento del livello della falda. Non solo, gli stessi acquedotti comunali si videro costretti a limitare l'erogazione d'acqua potabile per gli usi civili. Insomma, ben presto la necessità di non sovraccaricare gli acquedotti e le falde con prelievi del tutto sproporzionati al loro dimensionamento suggerì alla Commissione di proporre la progettazione di un acquedotto industriale che obbedisse innanzitutto all'esigenza primaria di ridistribuire le acque disponibili sulla base della loro qualità: "le acque sotterranee di elevata qualità devono essere riservate all'approvvigionamento idrico per gli usi civili, mentre le acque superficiali (di lago, di fiume......), di qualità nettamente inferiore da un punto di vista igienico e batteriologico, possono essere utilizzate dalle industrie per i loro processi produttivi, salvo ovviamente casi particolari (industrie farmaceutiche, industrie alimentari, ecc. )". Questo progetto avrebbe garantito da un lato ai Comuni di poter disporre di riserve d'acqua "in esclusiva" per i consumi civili, dall'altra alle aziende di poter contare su: |